L’Italia affronta l’“autunno caldo” – Sciopero generale contro la miseria in drammatico aumento – Oltre 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta

Bandiere italiane. Fonte: Pixabay

Berlino, Germania (Weltexpress). L’Italia sta affrontando un “autunno caldo” nella lotta contro l’impoverimento in drammatico aumento. In un clamoroso rapporto pubblicato la scorsa settimana sulla sua piattaforma online “Collettiva”, il sindacato CGIL ha rivelato la situazione sempre più drammatica dei più poveri del Paese. Secondo l’ISTAT, 2 milioni 235 mila famiglie e 5 milioni 752 mila individui vivono in condizioni di povertà assoluta. Si tratta dell’8,5% delle famiglie e del 9,8% degli individui. Ciò significa che il numero dei più poveri nella società è aumentato rispettivamente del 2,3% e del 2,9% rispetto al 2014. I lavoratori dei trasporti inizieranno la loro lotta il 20 settembre con uno sciopero nazionale indetto dall’Unione sindacale di base (USB). Ma questo sarà solo l’inizio di una dichiarazione di guerra contro “la politica di oppressione, sfruttamento e guerra del governo Meloni”, ancora “intrisa di fascismo”, scrive la rivista comunista “Contropiano” sul suo portale online, mentre le associazioni dei lavoratori si stanno già preparando a un nuovo sciopero generale.

Il rapporto Istat per il 2024 mostra il “quadro impietoso del Bel Paese, caratterizzato da precarietà e disuguaglianza”, secondo “Collettiva”, che sottolinea come un’altissima percentuale della popolazione attiva sia costretta a lavorare in condizioni economicamente precarie anche sul mercato del lavoro, insomma si è poveri anche se si lavora. Ciò include il fatto che nelle aziende private, la metà degli oltre sette dipendenti ha i contratti collettivi di lavoro scaduti da anni e i loro salari non sono stati aumentati. Una delle conseguenze è che “il potere d’acquisto dei salari lordi è diminuito del 4,5% tra il 2013 e il 2023” in Italia. “Collettva” descrive come ‘particolarmente grave’ ilfatto che tre milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni, su poco più di 10 milioni, abbiano dovuto lasciare il Paese. Secondo il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, questa situazione è il risultato del coinvolgimento del governo Meloni nell’avanzata guerrafondaia dell’Occidente, dell’UE e della NATO, che ha portato a una radicalizzazione reazionaria di ogni regressione sociale, civile e democratica. Mentre si spendono sempre più soldi per le armi e la guerra, non ci sono mai soldi disponibili per soddisfare i bisogni della povera gente. Ha abolito il reddito nazionale, in modo che gli imprenditori possano finalmente assumere la manodopera di cui hanno bisogno alle loro condizioni. I salari da fame vengono sempre più ridotti e sono stati aboliti anche i fondi per gli affitti e gli arretrati, rendendo sempre più difficile per alcune fasce della popolazione permettersi un affitto per mantenere un tetto sulla testa.

Una delle conseguenze negative è che la popolazione italiana è diminuita di oltre un milione di persone nell’ultimo decennio. Nelle regioni del sud, ciò equivale al 4,7% della popolazione, mentre nel nord è stato “solo” dello 0,3%. Il rapporto descrive come “particolarmente grave” il fatto che “i giovani sono i principali agenti del declino demografico”. Su poco più di 10 milioni di 330 giovani tra i 18 e i 34 anni, tre milioni hanno dovuto lasciare il Paese.

Sotto il governo Meloni, erede diretto dei neofascisti del dopoguerra, questo percorso ha subito una radicalizzazione reazionaria di tutte le regressioni sociali, civili e democratiche come parte del suo coinvolgimento nell’avanzata guerrafondaia dell’Occidente, dell’UE e della NATO. Mentre si spendono sempre più soldi per le armi e la guerra, non ci sono mai soldi disponibili per soddisfare i bisogni dei poveri. Il governo Meloni nega che “il Paese sia in gravi difficoltà e che siano necessarie misure urgenti per sostenere i gruppi più vulnerabili”, ha dichiarato il segretario generale della CGIL.

Le lotte sono favorite dal fatto che la CGIL ha ottenuto in tempi sorprendentemente brevi il mezzo milione di firme necessarie per un referendum che sta progettando “sulla tutela contro i licenziamenti illegittimi, sul superamento della precarietà, sulla sicurezza dei lavori in appalto e sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro”.

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