Berlino, Germania (Weltexpress). Alcuni giorni sono particolarmente pesanti. Oggi è uno di quelli: si sfogliano i titoli del mattino e si trova solo un accumulo di notizie che vanno dallo strano all’incomprensibile. Ciò è forse dovuto anche al titolo del quotidiano Bild, che sicuramente si colloca ai primi posti della scala del disgusto e, per così dire, definisce già l’intera direzione: “Terrorista camuffato da giornalista ucciso a Gaza”.

In questo modo Bild vende l’omicidio mirato di un giornalista di Al Jazeera, citando informazioni fornite dall’esercito israeliano. Ma non senza implicitamente negare la credibilità delle proprie affermazioni agli lettori attenti, poiché nell’articolo si legge: “Secondo le Nazioni Unite, al-Sharif era l’ultimo reporter ancora in vita dell’emittente televisiva araba nel nord della Striscia di Gaza”.

Al Jazeera aveva anche altri reporter, tutti uccisi prima di lui. Il che, in sostanza, porta a due ipotesi ugualmente improbabili secondo cui le affermazioni dell’esercito israeliano potrebbero essere vere: o tutti i giornalisti di Al Jazeera erano “terroristi sotto copertura”, oppure proprio l’unico “terrorista sotto copertura” è stato l’ultimo ad essere preso di mira, il che però solleva la domanda: perché tutti i suoi colleghi…

In realtà è semplicemente nauseante come alcuni cittadini tedeschi che vogliono definirsi giornalisti possano infangare in questo modo dei colleghi uccisi nell’esercizio della loro professione (Bild: “Pochi minuti prima della sua morte, al-Sharif aveva documentato i raid aerei sulla città di Gaza”). Su X, un lettore ha risposto con una citazione di Max Goldt: “Questo giornale è un organo di malvagità. (…) Chiunque contribuisca a questo giornale è socialmente inaccettabile”.

Ma non c’è solo questo articolo di Bild. Ce n’è anche uno della Zeit, dal titolo “I confini della Russia non finiscono da nessuna parte”. Una citazione di Putin che però viene allontanata dalla sua verità geometrica (come ogni linea chiusa è infinita, per quanto irregolare) e dichiarata espressione di “nazionalismo aggressivo”, anche se esattamente lo stesso si potrebbe dire dei confini di San Marino.

No, non c’è nulla di nuovo in questo lungo articolo, è tutto già stato letto. Con un’eccezione, che in realtà sorprende da parte di un responsabile di ufficio di Mosca che ha trascorso molti anni lì: “A Mosca stessa, la pretesa di potenza mondiale è stata messa in scena in modo elaborato, soprattutto dopo la recente invasione dell’Ucraina nel 2022. Le strade circolari intorno al centro della città, costruite dal dittatore Stalin, sono state ristrutturate e di notte sono illuminate come un set cinematografico. Gli splendidi edifici del XIX secolo sono stati notevolmente sopraelevati e rifiniti. (…) Sulle rive del fiume Moscova, tra i grattacieli di “Moskva-City” lampeggiano luci colorate. Di notte, il Ministero degli Esteri sembra la torre di Sauron, il signore di Mordor ne Il Signore degli Anelli di Tolkien”.

Sì, in effetti, l’accusa è che Mosca è stata ristrutturata troppo bene. Non deve avere un bell’aspetto, dovrebbe assomigliare a Berlino. È questa l’impressione che si ha, almeno.

“Le persone sono oppresse dalla messa in scena imperiale e devono risollevarsi grazie alla promessa di prestigio mondiale”.

Eppure Mosca, se paragonata a Londra, Parigi o anche ai nuovi edifici politici di Berlino dopo il 1990, non ha affatto questo aspetto aggressivo e imperiale. Nemmeno nelle Sette Sorelle, i vecchi grattacieli, uno dei quali è la citata “Torre di Sauron”. Questo passaggio è però un buon esempio di come sia il resto dell’articolo. Davvero, l’autore, Michael Thumann, è talmente incline alla polemica che se a Mosca si formasse un’iniziativa civica che ogni volta che esce dall’ufficio gli mandasse avanti due vergini a spargergli petali di rosa sulla strada, lui si lamenterebbe di molestie sessuali.

Certo, forse dopo un titolo del genere sul quotidiano Bild si è particolarmente inclini all’ironia. E non ci si diverte quando per la centesima volta si fa finta che la frase di Putin secondo cui il crollo dell’Unione Sovietica è stata la “più grande catastrofe geopolitica del XX secolo” non sia supportata da dati statistici, dal crollo dell’aspettativa di vita in Russia all’assistenza sanitaria indiana.

Si parla poi di una “presunta lotta per l’esistenza della Russia”, nonostante le conferenze sulla divisione del Paese in Occidente, persino in seno al Consiglio d’Europa, e poi si crea un’atmosfera che è pura fantasia: “La paura della guerra, del fronte, delle intercettazioni e della repressione e del futuro caratterizza la vita quotidiana”.

È vero, in realtà non avrebbe agito contro le due vergini che spargevano fiori per molestie sessuali: probabilmente sarebbe stato fermamente convinto che fossero al servizio dell’FSB.

Sì, poi mi sono imbattuto in un articolo pubblicato sabato dal quotidiano Die Welt, in cui lo storico britannico Niall Ferguson spiega con grande acrobazia perché Gaza non è un genocidio, ma l’Ucraina sì. Per fortuna questo articolo non è proprio di oggi, quindi mi limito a prenderne atto con disgusto e a metterlo da parte…

Ma poi c’è un altro argomento che in qualche modo è passato dai grandi media fino all’ultimo giornale di provincia e che completa in un certo senso le assurdità della giornata: “Più di un deportato su dieci in Germania è minorenne”, recita il titolo, con lievi variazioni e sempre con lo stesso tono di indignazione. Anche se si ammette che circa l’11% dei deportati è sempre stato costituito da minorenni.

Il fatto che il numero attuale di “persone soggette a espulsione” in Germania sia attualmente di circa 225.000 non viene ovviamente menzionato in questi articoli, ma solo il numero di espulsioni nel 2024, che è stato di 20.084 (nel frattempo, le domande iniziali di asilo sono state 229.751; 84.350 delle quali riguardavano minori). Né viene menzionato il fatto che tra i 225.000 ci sono più di 7.000 richiedenti asilo che hanno commesso reati… né vengono menzionate le alternative: che ogni famiglia deve poter rimanere come allegato di un bambino, o che in caso di espulsione i bambini devono essere separati dalla loro famiglia – no, l’obiettivo della richiesta parlamentare era proprio quello di dichiarare particolarmente disumano il fatto che i minori vengano espulsi (insieme ai loro genitori).

L’intenzione è già evidente dal fatto che in questo caso una richiesta della sinistra e la risposta ad essa sono state accolte con tanto entusiasmo dalla stampa. Di per sé un evento raro, ma in questo caso si inserisce semplicemente troppo bene nella narrativa. “Da anni in Germania è in aumento il numero delle espulsioni”, denuncia ad esempio il quotidiano Frankfurter Rundschau. Il che è vero. Ma sarebbe vero anche se l’aumento fosse da uno a due; ovvero, si tratta della solita variante che punta sulle emozioni con informazioni incomplete. Poveri bambini. Si può persino citare Dietmar Bartsch, che di solito ottiene forse una citazione sulla stampa all’anno: “La freddezza non deve essere né lo stile politico né l’obiettivo politico del nostro Paese” …

In realtà, se si considerano tutti i dati, si constata che la percentuale di minori tra gli espulsi, pari all’11% circa, è inferiore a un terzo della percentuale delle domande iniziali; quindi, in sostanza, da questi dati, combinati con il fatto che anche l’aumento delle espulsioni è inferiore al 10% dei nuovi arrivi, si giunge alla conclusione esattamente opposta. A meno che, naturalmente, non si consideri una prova di particolare freddezza il fatto che su 100% di minori entrati illegalmente e senza alcun diritto, alla fine ne rimangano il 97%.

Tutti gli esempi citati hanno però una cosa in comune: l’intenzione di manipolare emotivamente. Che sia grossolana e palese come nel caso del Bild , pseudo-intellettuale ma intrisa di pregiudizi come nel caso del Zeit o, da ultimo, matematicamente scorretta come nel caso del tema dell’asilo, finito sui titoli dei giornali tramite il RND. Non che non ci siamo abituati. Non è che non si sia preparati a leggere continuamente articoli spiacevolmente distorti, come nel caso della “flotta fantasma russa” o, in linea di principio, quando si tratta di Gaza. Ma in certi giorni si vorrebbe che esistesse un limite massimo automatico; una forza semi-benevola che dicesse: “Lasciamo le espulsioni dei bambini per domani, abbiamo già Al Jazeera e Mordor”. Solo per limitare gli orrori del mattino.

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