Berlino, Germania (Weltexpress). Mercoledì 5 febbraio 2025, la rivista comunista “Contropiano”, nota per le sue analisi accurate, si occuperà della prevista fine della guerra in Ucraina e delle condizioni del suo portale online.

Il terzo anniversario della guerra in Ucraina – il 22 febbraio 2025 – potrebbe essere l’ultimo per l’attore che ha servito come presidente del Paese che avrebbe dovuto risolvere il problema della Russia per conto della NATO.

L’esito del conflitto sul terreno è ormai certo, come ammettono anche gli osservatori e gli “inviati” più insidiosi. Pertanto, è decisamente giunto il momento di delineare una via d’uscita che sia il più possibile economicamente vantaggiosa. Naturalmente, i “costi” variano molto a seconda di chi è interessato.

Per la popolazione ucraina, questo è molto costoso. Centinaia di migliaia, forse un milione di morti in combattimento, più qualche migliaio di civili che hanno mancato il bersaglio a causa del lancio di missili o droni (se questi avessero preso di mira i civili, come a Gaza, il rapporto tra vittime e militari sarebbe stato invertito).

A questo si aggiunge un Paese distrutto industrialmente, un crollo della produzione agricola e un’orrenda montagna di debiti verso i suoi “alleati”, che ora chiedono indietro somme considerevoli (Trump ha dichiarato ieri di voler negoziare un “accordo” con l’Ucraina in base al quale Kiev offrirebbe una “garanzia” per i depositi delle sue “terre rare” in cambio di aiuti).

L’unico errore che la giunta nazista golpista di Kiev non ha ancora commesso è stato quello di cedere alla richiesta del “democratico Biden” di mobilitare la generazione tra i 18 e i 25 anni e mandarla a morire. Ma solo perché erano ancora troppo pochi a causa del drastico calo delle nascite che si osserva ormai in quasi tutti i Paesi occidentali (e anche in Russia, Cina, ecc.) e non erano quindi sufficienti a cambiare i tempi della catastrofe.

Nei media occidentali sono sempre più frequenti le analisi disperate e persino le critiche aperte alla leadership della giunta, anche se non mancano mai le affermazioni entusiastiche su attacchi più piccoli e drammatici compiuti direttamente sul suolo russo, come l’attentato ad Armen Sarkissian a Mosca. Un piccolo aiuto al morale (se davvero si trattava dei servizi segreti di Kiev), ma non si avvicina al bilancio della guerra.

Secondo fonti dell’intelligence russa, la nuova amministrazione statunitense sta analizzando il caso. Di conseguenza, anche i più folli lacchè europei – soprattutto baltici e polacchi – stanno almeno riconoscendo la realtà: La guerra non continuerà perché gli Stati Uniti perseguono altri obiettivi.

Una dichiarazione ufficiale – e per nulla “segreta” – del Servizio segreto estero russo (SVR) delinea un progetto di piano dei membri della NATO per screditare Zelenskyi. Il piano è il primo passo di una campagna per estrometterlo e sostituirlo con qualcuno più disposto a negoziare una pace incondizionata. E sarà anche impossibile etichettare questa ondata di “leaks” come “propaganda di Putin”, perché arriverà nelle redazioni attraverso i consolidati “canali ufficiali”.

Per tre anni, infatti, l’attore è stato promosso al ruolo di eroe impeccabile e impavido, che lo ha portato ad apparire in tutti i luoghi, in tutti i momenti e su tutti i media dell’universo euro-atlantico. Licenziarlo è certamente possibile, ma o lo si elimina nel solito modo brutale, oppure si creano le condizioni perché la sua partenza sia “una giusta conclusione”.

La considerazione iniziale è oggettiva: “La leadership della NATO [Washington, non certo l’attuale segretario generale Mark Rutte, ndr. ] ritiene necessario mantenere a tutti i costi ciò che resta dell’Ucraina come avamposto anti-russo”. L’idea è quella di “congelare” il conflitto, riunendo le parti in lotta per un dialogo che porti a una soluzione. Allo stesso tempo, Washington e Bruxelles concordano sul fatto che il principale ostacolo alla realizzazione di questo scenario è Volodymyr Zelensky, che ora viene definito negli ambienti occidentali come “materiale esaurito”.”

È meglio avere a disposizione mezza Ucraina che non avere nulla. Insomma, hanno pronte alcune lacrime ipocrite per il momento in cui la sepoltura delle “sacre richieste di una pace giusta che ci riporti ai confini del 2014” è imminente.

Il piano per rendere inizialmente Zelensky inarrestabile sembra già molto complesso. Tuttavia, la svolta decisiva è stata l’indizione delle elezioni (il mandato dell’attore era scaduto lo scorso maggio, ma ovviamente “ non si poteva votare perché c’era la guerra ”). Ora questo ostacolo sembra essere stato rimosso. La guerra c’è ancora, e probabilmente è anche persa – dice il capo dei servizi segreti di Kiev, il boss degli assassini Kyrilo Budanov – “se non ci saranno negoziati seri entro l’estate, potrebbero iniziare processi molto pericolosi, con in gioco l’esistenza stessa dell’Ucraina”.

Il voto è “d’obbligo” per avere un altro fantoccio pronto a eseguire gli ordini degli Stati Uniti, ma senza il peso di ciò che è stato promesso e richiesto a un popolo devastato. Insomma, un fantoccio abbastanza nuovo da fungere da “salvatore” che non possa essere incolpato di tutti i disastri.

La fretta è dovuta anche al fatto che l’esercito di terra russo sta avanzando al ritmo di 10 chilometri al giorno su vari settori del fronte. Anche se l’Ucraina è un Paese molto grande, è chiaro in termini puramente matematici che in quattro o cinque mesi la parte rimanente che dovrebbe essere difesa al tavolo dei negoziati sarebbe solo molto piccola. E forse Washington sarà addirittura privata del “bottino” che brama.

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